giovedì 20 dicembre 2012

BRERA, LA LINGUA DELLO SPORT

(da www.gazzetta.it)

Aneddoti, avventure e genialità poco conosciute di una carriera che decolla in Gazzetta. Quella volta che intervistò Paavo Nurmi in latino e la polemica per cui lasciò la rosea. Le imprese da partigiano e i neologismi: da "delfinare" a "scarriolare"

Gianni Brera con l'inseparabile pipa. Arch. Gazz.
Gianni Brera con l'inseparabile pipa. Arch. Gazz.
Cinque in Italiano e cinque in Dottrina Fascista. Gianni Brera, maestro della lingua, inventore del linguaggio sportivo, li prese al Liceo Taramelli di Pavia. Il secondo voto, certo, spiega il primo. Brera non era abituato a flettersi. Per questo si schierò nella Resistenza e divenne l'aiutante maggiore "Gianni", partigiano della 83ª Brigata Garibaldi "Luigi Comoli", che operava in Alta Valdossola.
Il 19 dicembre sono vent'anni dalla morte di Brera. Questo ci consente di ritrovare qualche perla perduta per i giovani che non l'hanno conosciuto. Giovanni Brera, figlio di Carlo e Maria Ghisoni, era nato a San Zenone Po, in provincia di Pavia, l'8 settembre 1919. Studiò a Milano e a Pavia, dove conseguì la maturità scientifica nel 1938 e poi la laurea in Scienze Politiche. Cominciò a scrivere a 16 anni sul "Corriere del calcio" e sul "Popolo" di Pavia. A 19 compare sul "Guerin Sportivo", firmandosi GIBIGIANNA.
 
Partigiano — Poi venne la guerra. L'ultima sua operazione fu il salvataggio della galleria del Sempione e di alcune centrali idroelettriche, che i Tedeschi, vinti, volevano far saltare con 60 tonnellate di tritolo. L'esplosione avrebbe prodotto danni enormi e la distruzione di Varzo. Brera compì il sopralluogo, fece lo schizzo del deposito dell'esplosivo, suggerì come disinnescare gli ordigni e, quando il 22 aprile 1945 la complessa operazione riuscì, stilò anche il rapporto per il Clnai. Poi la Liberazione e la resa dei conti, Piazzale Loreto.
 
In Gazzetta — La Gazzetta dello Sport risorge il 2 luglio 1945. La dirige Bruno Roghi, che ingaggia quattro giovani che faranno la storia del giornalismo: Luigi Gianoli, Mario Fossati, Giorgio Fattori e Gianni Brera. Giovanni Mosca tiene la sua rubrica "Gradinate". Roghi firma i suoi corsivi stupendi "il ghiro". La qualità è altissima. Brera si fa largo lì. Ha 25 anni. Entra nella sede del giornale, in via Galilei 7, con le scarpe da paracadutista e una cicatrice sul naso, fatta da un proiettile tedesco durante un rastrellamento. Roghi gli dà l'atletica. Brera si applica. Scopre Consolini e s'innamora. Poiché la redazione è ridotta, quando, il 14 ottobre, riprende il campionato anche Brera fa le partite. Esordisce il 28 ottobre a Genova con Sampierdarenese-Torino 0-5. Trova Pozzo in tribuna e lo intervista, un pezzo che apre la prima pagina il martedì. Non sempre ha così fortuna. Il 4 novembre è inviato a Modena-Genova. C'è l'alluvione. Funziona un solo cavo telefonico e serve per l'emergenza. Ha la linea alle 3 di notte. Il suo pezzo esce il mercoledì. Non è un articolo da buttare. Lì incomincia a usare vocaboli nuovi o rari. Ecco "scombuiare", mettere sottosopra, e "anfanare", parlare a vuoto. Ma nel suo primo articolo dall'estero regala un diamante. Va in Svezia per seguire Consolini, che il 14 aprile 1946, al Giuriati, aveva portato il record del mondo del disco prima a 53,69, poi a 54,23. Un viaggio tempestoso. Brera scrive: "l'aereo delfinava tra le nubi". Un'immagine bellissima e poetica. Lo Zanichelli data il lemma "delfinare" al 1983, invece Brera lo usa nel 1946. Inventa anche "scarriolare" ("ansimava l'aereo scarriolando traverso i pochi spiragli") e "discorsesse", discorsi pallosi. Usa anche "cianciugliare", parlare balbettando, "bambagioso" ("nubi fosche e bambagiose"), "dimoiare", liquefarsi, "ruscellare" ("ruscellando le acque a valle"), "verzicare", cominciare a verdeggiare.
 
Nomignoli — La lingua è per lui creta da plasmare. Tutti gli sportivi conoscono i soprannomi che Brera ha dato agli eroi dello sport: Bartali "Frate Cipolla", Riva "Rombodituono", Bagnoli "Schopenhauer", Gimondi "Nuvola Rossa", Rivera "L'Abatino". Non tutti sanno, però, che Rivera è il terzo "Abatino" di Brera. Il primo fu Giorgio Albani, ciclista elegante ed occhialuto, il secondo Livio Berruti, olimpionico dei 200 a Roma. Brera era un creativo. In quella trasferta scandinava va con Consolini in nave da Stoccolma a Turku (Finlandia) sul Baltico. A bordo trova il mitico Paavo Nurmi. Cerca di intervistarlo. Nurmi, però, parla solo finlandese. Brera tra i passeggeri trova il banchiere Toivo Aro, che sa il latino. Così intervista Nurmi in latino su temi d'attualità. Un pezzo esilarante. "Quid cogitat Paavus de Haegi et Andersonii dequalificatione?". Che cosa pensa della squalifica di Haegg e Andersson? E poi: "Quod dequalificatus est Paavus ante losangelensem Olympiadem?". Perché è stato squalificato prima dei Giochi di Los Angeles? La risposta è degna di Cesare: "Error fuit". Non stupisce la sua carriera folgorante. Il 9 gennaio 1950, a 30 anni, Brera diventa "condirettore responsabile", accanto al direttore Giuseppe Ambrosini. Ma perché, il 26 novembre 1954, Brera rassegna le dimissioni? Un contrasto con la proprietà su Vladimir Kuts. Era il tempo della Guerra Fredda e per la proprietà Kuts era un bieco comunista, un figlio di Stalin. Per Brera era un campione.
 
Claudio Gregori  (articolo originale: Gazzetta.it)

mercoledì 19 dicembre 2012

LE SCORIE RADIOATTIVE E WITTGENSTEIN



mappa dei depositi di scorie nucleari in Italia

Secondo molti il mondo dovrebbe rinunciare all’energia nucleare, ritenuta pericolosa sia per noi, oggi – in caso di incidente – sia, e soprattutto, per le generazioni future – e non si tratta dei nostri figli, ma di coloro che popoleranno il pianeta tra centinaia, migliaia di anni; se ci saranno.

Infatti, il problema più grave, e che si è ben lontani dal risolvere, è lo stoccaggio delle scorie nucleari, che restano radioattive, e quindi dannose per uomini, animali e piante per un tempo spaventosamente lungo. Basterebbe, per farci riflettere, che ognuno dei depositi di queste scorie è ufficialmente momentaneo; o che nessun assicuratore si sognerebbe di assicurare una centrale nucleare, visti i costi stratorferici in caso di incidente. Ma non è questo il luogo, né sono io la persona adatta a spiegare i problemi tecnico-scientifici dell’energia nucleare: non ne ho la preparazione.

C’è tuttavia un aspetto, che non viene mai trattato, che si ricollega direttamente a problemi di filosofia del linguaggio e che ci suggerisce chiaramente che il nucleare non è una buona strada. Prendo spunto da una vecchia puntata di Report della Gabanelli, intitolata in modo “fazioso” l’inganno nucleare. In particolare vi consiglio la visione di questo video, apartire dal minuto 6.45 in poi. Il nostro Michele Buono va a Parigi (la Francia è il paese più nuclearizzato al mondo, e il più all’avanguardia: basti pensare che i giapponesi chiesero l’aiuto di esperti francesi per il disastro di Fukushima.) a parlare con un rappresentante della società ANDRA: Agence Nationale pour la gestion des déchets radioactives (agenzia nazionale per la gestione delle scorie radioattive).

“Qui si sono posti una domanda imbarazzante: che succede se una civiltà futura avrà perso la memoria che un tempo si produceva energia con la reazione nucleare, e accidentalmente va a liberare quelle scorie?

lunedì 17 dicembre 2012

SESSISMO E DISCRIMINAZIONE NELLA LINGUA ITALIANA



La lingua che parliamo riflette molto da vicino la nostra cultura/società, e ne è una componente fortemente simbolica: le parole non sono semplici etichette, ma contribuiscono a costruire e rafforzare categorie sociali e concetti. D’altro lato, tramite il processo inverso, ricostruire la storia di una parola equivale, spesso, a rintracciare la storia del pensiero di una civiltà. Per questo avere consapevolezza della propria lingua è avere consapevolezza di se stessi; per questo un uso della lingua rispettoso della parità dei generi è di fondamentale importanza per un effettivo superamento delle disuguaglianze tra i sessi.

E per questo, oggi pomeriggio, il Comitato per le Pari Opportunitàdell’Università di Trieste ha organizzato, un incontro dedicato a esplorare le possibilità di un uso non discriminatorio e non sessista della lingua italiana nelle pratiche comunicative, tenendo conto di tutte le implicazioni (linguistiche, lessicografiche, filosofiche e giuridiche); con una particolare attenzione ai linguaggi istituzionali.

L’incontro, intitolato Il genere del linguaggio: per un uso non discriminatorio della lingua italiana, vuole aprire una discussione sul modo in cui una riflessione continua sulla lingua che passi attraverso la pratica d’uso può contribuire a incrinare e mettere in questione discriminazioni e marginalizzazioni, spesso non evidenziate, eppure sottintese. Una donna, infatti, è un ministro o una ministra? Una direttrice o un direttore? Perché parliamo sempre di “uomini” quando potremmo usare il termine più ampio “umanità”? E come fare per evitare di sentire o leggere frasi come “il sindaco è incinta”…? Non sono discriminazioni “reali”, né volute: costituiscono però il “sottobosco” della nostra lingua, e quindi del nostro modo di essere/pensare.

giovedì 13 dicembre 2012

ITALIANO AL SECONDO POSTO PER NUMERO DI PARLANTI MADRELINGUA



Diffusione dell'italiano sul territorio UE

Leggiamo sul sito informazione.it che "L'italiano è al secondo posto per numero di parlanti madrelingua in ambito comunitario (16%), dopo il tedesco (24%) e accanto a francese e inglese. Questi dati si riferiscono a un sondaggio dell'Unione europea a 15, relativo al 2001, ma sono stati confermati anche da un sondaggio del 2006 dell'Unione europea a 25, che tra l’altro colloca la nostra lingua al sesto posto fra gli idiomi più parlati come lingua straniera (3%), preceduto da inglese (38%), francese (14%), tedesco (14%), spagnolo (6%) e russo (6%).

Secondo il ministero degli Affari esteri, che ha promosso un’indagine diretta dal linguista Tullio De Mauro dell'Università "La Sapienza" di Roma, l'italiano risulta essere la quinta lingua straniera più studiata nel mondo. Per fare qualche esempio, nel Canada anglofono l'italiano è la seconda lingua più studiata dopo il francese , mentre negli Stati Uniti e in Regno Unito è la quarta lingua straniera più studiata dopo francese, spagnolo e tedesco. Decisamente elevate le percentuali di studio nell'Europa dell'Est, dove tra l’altro si riscontrano casi particolari come quello del Montenegro: qui la lingua italiana è stata introdotta nel 1995 nel secondo ciclo della scuola dell'obbligo, ma anche come lingua facoltativa in alcune scuole elementari. All’università ben 30.000 studenti hanno scelto l'italiano, su una popolazione nazionale di appena 600.000 abitanti.

Sono inoltre censiti, nella rete del Ministero degli Affari Esteri, 90 istituti di cultura, 179 scuole italiane all'estero e 111 sezioni italiane presso scuole straniere. Frequentemente, lo studio della lingua italiana all’estero riguarda coloro che hanno origini italiane nella propria famiglia, una percentuale molto alta di cittadini a livello mondiale. Per queste persone lo studio della lingua rappresenta una riscoperta affascinante delle proprie radici e verso la cultura dei propri avi, che spesso porta ad entrare in contatto con l'Italia e ad approfondire lo studio e la conoscenza anche sul posto. Proprio per questo, l'Italia ha attivato programmi di accoglienza verso tutte le persone interessate a vivere una esperienza italiana in Italia, in particolare instaurando partenariati con Paesi sudamericani come l'Argentina o il Brasile, luoghi di forte immigrazione italiana nel passato."

Sarebbe interessante vedere, però, quanti sul totale degli studenti di lingua italiana come lingua straniera, hanno origini italiane. Per diversi motivi:

mercoledì 12 dicembre 2012

UE: UNA, TRE, CENTOMILA LINGUE PER UN SOLO BREVETTO

Gli euroburocrati preferiscono Babele a Bruxelles. E a pagare il conto dell’ennesimo assurdo privilegio, saranno ancora una volta imprese e cittadini.

Nell’occhio del ciclone, stavolta, è il brevetto unico europeo, pensato per abbattere i costi relativi alla registrazione e alla traduzione dei documenti, unificando le procedure a livello continentale. Un disegno che l’Ue aveva in cantiere da oltre trent’anni e che ieri ha avuto finalmente il via libera dall’europarlamento, dopo il nulla osta di lunedì da parte del Consiglio di competitività. A dare vita al brevetto unico comunitario è stato lo strumento della cooperazione rafforzata, procedura che consente agli stati membri di stabilire una più stretta collaborazione su temi riguardanti la giustizia, la difesa e l’economia. Uno strumento che, stavolta, era riuscito a mettere d’accordo quasi tutti. Quasi. All’accordo hanno aderito infatti solo 25 paesi su 27. Chi è rimasto fuori dal coro? L’Italia e la Spagna, che si sono messe di traverso davanti all’adozione del trilinguismo inglese-francese-tedesco.

Il perché l’ha spiegato l’eurodeputato leghista Claudio Morganti nel suo intervento in aula durante la sessione plenaria: «Un brevetto unico europeo è utile per eliminare i costi di registrazione e traduzione, ma per risparmiare davvero, si sarebbe dovuto abbattere, una volta per tutte, l’arrogante regime del trilinguismo e scegliere un’unica lingua valida per tutti, ovvero l’inglese».

«Scegliendo una sola lingua - ha ribadito Morganti - si poteva dare alle piccole e medie imprese la possibilità di risparmiare migliaia di euro, per ogni brevetto, aiutandole a risollevarsi dalla crisi, mentre l’uso obbligatorio di sole tre lingue svantaggia le nostre industrie». 

Ma contro la posizione italo-spagnola si è schierata anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha bocciato il ricorso presentato in tandem da Roma e Madrid. Secondo l’avvocato Yves Bot, la Corte deve respingere il ricorso in quanto la questione della discriminazione linguistica «non è stata ritenuta determinante nella valutazione della validità della decisione del Consiglio». E ai cugini mediterranei non è rimasto altro che ingoiare il rospo davanti ai capricci di Berlino e Parigi.

«Il trilinguismo non ha senso di esistere» ribadisce l’eurodeputato del Carroccio che, in merito alle conclusioni dell’avvocato generale della Corte di giustizia Ue sul ricorso di Italia e Spagna, si è detto «sorpreso e dispiaciuto, visto che la stessa Corte, solo poche settimane fa, ha bocciato la formula a tre lingue per i concorsi banditi dall’Epso», ovvero l’Ufficio europeo per la selezione del personale. «Non si capisce perché, anche per il brevetto europeo - ha concluso Morganti - non si possa avere un trattamento simile a quello dei concorsi che porterebbe, finalmente, ad eliminare uno dei tanti assurdi privilegi franco-tedeschi». 

Invece, oltre al danno, ora pesa pure la beffa: Spagna e Italia potranno comunque richiedere la tutela europea per le invenzioni registrate, che saranno però soggette a una tassazione doppia di quella riservata agli altri paesi europei.

martedì 11 dicembre 2012

PAGANO (ERA) A SQUINZI: SOLO LA ‘LINGUA FEDERALE’ PUÒ FARE L’EUROPA


Giorgio Squinzi, pres. Confindustria
Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, lo scorso 9 dicembre è intervenuto sulle dimissioni di Monti auspicando la comparsa di un ‘lessico di verità’ nelle promesse pronunciate dai partiti, ormai di fatto in campagna elettorale. In questo contesto Squinzi ha parlato di cessione di sovranità, integrazione bancaria e politiche comuni: ‘così si può fare l’Europa in qualche decennio’.

Gli risponde Giorgio Pagano, segretario dell’Associazione Radicale Esperanto (ERA), di cui abbiamo già avuto modo di parlare in qualche articolo: «Peccato solo che quest’affermazione sia piuttosto un ‘lessico della falsità’, non corrisponda alla verità, né possa essere considerata responsabile visti  i ritmi parossistici dell’attacco all’Euro».

A parte che Squinzi non ha parlato di ‘lessico DELLA verità’ ma DI verità; che non è affatto la stessa cosa. D’altronde non si capisce cosa sia “falso” nell’augurarsi che i politici non dicano falsità (ah, capisco, è una “falsa speranza”…). Né può dirsi “falso” ritenere che l’Unione si possa fare solo tramite la cessione di una parte di sovranità; cioè unione bancaria e politiche comuni. Che poi questo sia possibile o no, che lo si voglia fare o meno, è un altro discorso.

Ma Pagano continua:

domenica 9 dicembre 2012

IMMIGRATI: IN LOMBARDIA 13.000 HANNO CERTIFICATO IL LORO ITALIANO


7.722 DONNE CONTRO 4.582 UOMINI. IL 37% E' DIPLOMATO, IL 19% LAUREATO.

 

In Lombardia, dall'inizio del 2006 a oggi, 18.351 immigrati si sono iscritti al progetto 'Certifica il tuo italiano. La lingua per l'inclusione sociale, il lavoro è la cittadinanza'. Grazie a questa opportunità, in molti hanno potuto partecipare al corso d'italiano gratuito rivolto a stranieri adulti appartenenti alle fasce più deboli.

I dati sono stati resi noti oggi al convegno 'L'alfabeto dell'integrazione formazione linguistica di base per migranti in Europa', cui ha partecipato l'assessore regionale alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale Carolina Pellegrini che, affrontando il tema dell'integrazione, ha sottolineato come il dialogo interreligioso sia "un tema di assoluta importanza e rilevanza".
 
Il corso, che prepara alla certificazione e consente di iscriversi gratuitamente all'esame per ottenerla, è un progetto cofinanziato dal Ministero della Solidarietà Sociale e dalla Regione Lombardia ed è realizzato in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, la Fondazione Ismu e l'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità. Sono già 13.844 gli immigrati che hanno superato gli esami e ottenuto la certificazione linguistica L2 utile per inserirsi nel mondo del lavoro.

"Il prossimo anno - ha detto Pellegrini -

venerdì 7 dicembre 2012

CULTURA ITALIANA NEL MONDO: TANTO FUMO E NIENTE ARIOSTO


Si è tenuto ieri un incontro  al Ministero degli Affari Esteri, fortemente voluto dal Consiglio Generale degli Italiani all'estero e che ha visto radunati alla Farnesina esponenti del mondo culturale italiano e straniero da cui trarre riflessioni e spunti per una messa a punto del sistema Paese in materia di promozione linguistica.

Come sono percepite la lingua e la cultura italiana all'estero?  Quale lo stato dell'arte  in questo delicato momento congiunturale? Quali strumenti mettere in atto per  ovviare alla drastica riduzione di finanziamenti da parte del Ministero degli Affari Esteri  a favore di  questo settore? A queste domande si è tentato di rispondere nel corso del Seminario  dedicato, appunto, alla diffusione della lingua e cultura italiana all'estero.

Riportiamo alcune affermazioni che si sono sentite pronunciate dagli illustri (senza ironia) partecipanti: 

1: Il sottosegretario agli Affari Esteri De Mistura, sottolineando la “voglia  e la curiosità che esiste

giovedì 6 dicembre 2012

UNA ESAME DI LINGUA ITALIANA PER I PARLAMENTARI

Giovanni Pensabene, consigliere comunale Asti.
Gli immigrati che chiedono un permesso di soggiorno di lunga durata nel nostro paese, dal dicembre 2010, devono sottoporsi ad una prova di conoscenza della lingua italiana. è una legge voluta dall'allora ministro dell'interno, il leghista Maroni.

Giusto. Giustissimo; e anzi, arriviamo persino in ritardo rispetto ad altri paesi, come la Francia, che punta molto sull'integrazione, e cioè sulla "francizzazione" (francisation) degli stranieri sul suo territorio. Perchè, hanno capito molto prima di noi, la "francesità" non è un colore di pelle, ma una cultura, una tradizione, e cioè una lingua. Per cui, anche se per iniziativa di un ministro leghista, contro cui ammetto di avere gravi pregiudizi, non possiamo dire altro che è meritorio che si promuova, seppur con strumenti semicoercitivi, la conoscenza della nostra bella lingua. Se non vogliamo estinguerci come civilizzazione, dobbiamo necessariamente italianizzare gli stranieri sul nostro territorio, anzi di più, farli sentire italiani nel profondo. Questi, a loro volta, apporteranno elementi della loro cultura di origine, e questo non può che arricchirci, anche dal punto di vista linguistico; proprio come è accaduto in Francia. 

Ma voi state pensando al recente successo di Marine LePen e del partito "Front National", paragonabile alla nostra Lega. Non sapete quindi la differenza fondamentale tra i due partiti (che è poi la stessa tra i due paesi): Bossi vuole cacciare i neri, gli arabi, persino i terroni, cioè altri italiani; vuole dividere il paese in due. LePen, non solo non oserebbe mai proporre una divisione della Francia (è troppo per la loro idea di nazione); ma nemmeno ce l'ha coi neri in quanto neri. Molti neri, in Francia, sono Francesi da generazioni. LePen, per motivi ufficialmente solo economici (e forse non ha tutti i torti, se poi non fosse tendenzialmente razzista come, ma meno esplicitamente dei nostri Borghezii vari...) vuole bloccare l'immigrazione: insomma non vuole neanche gli italiani (bianchi, o olivastri che siano) in Francia; solo i francesi; che in buonaparte sono neri e/o musulmani. 

Qui sta il grosso probema del nostro paese: noi stessi bianchi battezzati secondo il rito della romana chiesa e "diglotti"; cioè in grado di parlare diverse verietà della lingua, dal dialettale allo standard passando per l'italiano regionale con una certa padronanza; insomma noi stessi italiani non ci sentiamo italiani. (ma per fortuna o purtroppo lo siamo...). La prova sta

mercoledì 5 dicembre 2012

LINGUA SARDA RISORSA PER LA SARDEGNA

CAGLIARI, 3 DICEMBRE 2012- "Il bilinguismo è una risorsa contro la crisi e può essere la base per un nuovo progetto di rilancio economico, sociale e culturale per la Sardegna. La lingua sarda e le varietà alloglotte devono unire le nostre genti e non dividerle".

Lo ha detto l'assessore della Pubblica Istruzione, Sergio Milia, chiudendo ad Aggius i lavori della settima Conferenza della lingua sarda. Dichiarazioni che non si sono fermate al problema linguistico, ma lo hanno collegato a scenari politici di prospettiva economica e ambientale.

"La Gallura - ha sottolineato Milia - è l'esempio di un territorio che ha puntato su un'economia sostenibile fatta di cultura, ambiente e turismo. Altri territori hanno fatto scelte diverse. La stessa lingua è stata sacrificata in nome di un falso progresso, mentre autorevoli istituzioni accademiche di tutto il mondo ci dimostrano che il bilinguismo, anche di lingua minoritaria, favorisce lo sviluppo. E' ora di un nuovo progetto politico per la Sardegna basato sulla sua cultura, sulla sua lingua, sull'ambiente, sul turismo, sul benessere. Un nuovo modello sociale sardo".

Due giorni di dibattito serrato, esperienze e testimonianze che hanno tenuto impegnati centinaia di operatori, attivisti, militanti, attori, musicisti, poeti e scrittori. Il filo conduttore delle quattro sessioni dei lavori è stato quello di garantire la sopravvivenza della lingua sarda storica, insieme alle altre minoranze linguistiche presenti in Sardegna: il catalano di Alghero, il ligure di Carloforte e Calasetta, il turritano e il gallurese, che ha avuto un trattamento e attenzioni speciali vista la sede prescelta quest'anno in piena Gallura.

Sia nella sessione dedicata al teatro, sabato mattina, sia in quella dedicata al tradizionale mondo dei premi letterari di poesia, il sabato pomeriggio, si è messo l'accento sulla necessità di un rilancio e di uno svecchiamento dei canoni di approccio a questi temi. In particolare è emerso il grave problema della disinformazione e della poca attenzione dei media verso la politica linguistica e anche la diffusione continua di luoghi comuni, stereotipi e pregiudizi che certo non aiutano la riscoperta della lingua regionale.

Nella giornata di chiusura, interamente dedicata alla politica linguistica e al movimento degli uffici linguistici, si è lavorato assiduamente alla messa a punto di proposte operative da presentare alla Giunta e al Consiglio Regionale per un sostegno più puntuale delle azioni culturali più rilevanti.

In due giorni sono intervenuti circa 150 relatori con una modalità di dibattito agile e breve definito "orizzontale". Ma il vero clou della manifestazione è stato proprio l'intervento dell'assessore regionale Milia che ha più riprese ha manifestato la sua disponibilità a raccogliere le istanze.
"Abbiamo messo in campo tante azioni contro uno Stato tiranno che nell'ultimo anno ha cercato di ridimensionare in ogni modo la lingua sarda – ha detto l'assessore Milia – ma come classe dirigente sarda, come Giunta, come Consiglio Regionale non possiamo chiedere a Roma, una tutela della lingua che neppure noi diamo. Pertanto credo che, da un lato il Movimento Linguistico debba fare proposte concrete, dall'altro il Consiglio Regionale debba essere attento alle istanze, anche di sostegno finanziario alle politiche linguistiche, di questo importante settore culturale dell'isola". 


(fonte: regione sardegna: http://www.regione.sardegna.it/j/v/25?s=214138&v=2&c=220&t=1 )

LA LINGUA TEDESCA E IL POTERE ECONOMICO DELLA GERMANIA

Uno dei primi temi trattati da questo giornaletto è il legame tra il prestigio di una lingua nel mondo e il potere del paese “padre” di questa lingua. È piuttosto semplice da dimostrare in realtà; eppure è difficile far capire alla maggior parte delle persone che non è per la sua semplicità grammaticale che l’inglese ha saputo imporsi come lingua internazionale, bensì perché lingua veicolata dall’impero dominante in questo periodo storico: gli Stati Uniti d’America. (per approfondire clicca qui)

Ma una notizia di questa mattina ci viene in soccorso e ci dà occasione per mostrare inequivocabilmente quanto questo legame tra economia (cioè potere) e prestigio culturale sia stretto. E ci dà occasione quindi di ribadire che, non solo la scarsa considerazione della lingua italiana all’estero è indice dello scarso ruolo dell’Italia di fronte agli altri paesi; ma soprattutto che il continuo bistrattare la lingua italiana da parte degli italiani è lo stesso atteggiamento che ci lascia abbandonare senza troppi rimorsi il più bel sito archeologico del mondo. Come ho detto più volte: dire “news” invece di notizie; lasciar crollare i muri di Pompei; persino evadere le tasse, sono tutti fenomeni di uno stesso andazzo comune a tutti noi italiani. E prendersela coi politici è troppo facile e riduttivo: le responsabilità sono enormi e ricadono su ognuno di noi.

Ma torniamo alla notizia del giorno: si tratta della lingua tedesca, che certo non è facile e comprensibile come lo è l’inglese; eppure ha avuto una crescita esponenziale di persone che la studiano. Perché?

martedì 4 dicembre 2012

"L'OSPEDALE DELLA LINGUA ITALIANA" DI ROBERTO NOBILE


L'ospedale della lingua italiana, Roberto Nobile

“Dove le parole usurpate dalle omologhe americane trovano cura e conforto”:

questo il sottotitolo che definisce il libro di Roberto Nobile presentato alla libreria Saltatempo di Ragusa lo scorso 30 novembre intitolato: L’ospedale della lingua italiana. Una raccolta delle più usate ed abusate parole americane (l’attore ragusano, in questo caso nella veste di scrittore, è bene attento a utilizzare “americano” e non “inglese”) introdotte nel linguaggio degli italiani dagli italiani. Il più delle volte inutilmente (perché scrivere curiosity quando si potrebbe tranquillamente usare curiosità?), altre per il solo gusto di essere moderni (risultando invece goffamente provinciali), oppure di risultare artatamente incomprensibili (e questo accade soprattutto nel linguaggio economico/finanziario tra i vari spread e default).

Secondo Carmelo Arezzo, incaricato di presentare libro e autore quella di Roberto Nobile (e quindi quella mia, attraverso questo giornaletto), “è una battaglia già perduta, ma che merita di essere combattuta”. Ammetto tristemente che è probabilmente la verità. Ma non tutto è perduto. E se anche fosse davvero troppo tardi, mi consolo con questi versi di Leopardi,dedicati all’Italia:

Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
Nessun de' tuoi? L'armi, qua l'armi: io solo
Combatterò, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
Agl'italici petti il sangue mio.

lunedì 3 dicembre 2012

LINGUAGGIO OMOFOBO SU TWITTER: PENSIAMOCI



prima pagine di nohomophobes.com
Homophobic language isn’t always meant to be hurtful, but how often do we use it without thinking? 

Il linguaggio omofobo non sempre è destinato a fare male, ma quante volte lo usiamo senza pensarci?

È la prima cosa che si legge sul sito nohomophobes.com, creato proprio per monitorare la quantità di espressioni omofobiche su Twitter. Attenzione: monitorare, non controllare, né tantomeno censurare, proprio perché bisogna sempre tener conto del contesto con cui le parole vengono usate.

LINGUAGGIO OMOFOBO: È importante che vi sia questa consapevolezza, anche per gli omosessuali, che non sempre dire “frocio” ha intenti offensivi. D’altra parte, è vero, che pure la parola “gay”, benché venuta in soccorso ai parlanti italiani che non trovavano una parola non offensiva per riferirsi agli omosessuali (a parte “omosessuale”, appunto), in certi contesti è usata in modo volutamente offensivo.

Insomma: non si tratta della solita esagerazione politicamente corretta, che nei paesi anglosassoni ha spesso preso pieghe preoccupanti. Qualche mese fa a Londra un ragazzo è stato arrestato per insulti omofobici, avendo dato del gay… a un cavallo! (cfr articolo)

domenica 2 dicembre 2012

GIULIO TERZI (MIN. ESTERI): "DOBBIAMO CREDERE DI PIù NELLA LINGUA ITALIANA"



Giulio Terzi, Ministro degli Esteri

In occasione del convegno “Pane e pregiudizio, storie di migrazioni”, cui hanno partecipato anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il vicepresidente del Senato e presidente del Comitato d’onore dell’Anfe Emma Bonino; il presidente nazionale dell’Anfe, Paolo Genco; presidente di Mentoring Usa-Italia, Matilda Raffa Cuomo e il portavoce della Rete G2 Seconde Generazioni, Mohammed Abdalla Tailmoun, il ministro degli esteri Giulio Terzi ha ricevuto un trofeo commemorativo.

Nella motivazione per l’assegnazione è affermato che il riconoscimento commemorativo è stato conferito al titolare del Mae in quanto rappresentante “della Rete Diplomatica che ogni giorno assiste gli italiani nel mondo, con una equilibrata attività finalizzata al miglioramento delle condizioni di vita, al supporto e all’assistenza sociale , alla promozione della cultura italiana, rappresentando al contempo il legame indissolubile con l’Italia e le proprie origini”.
 
Il convegno si è tenuto alla Camera presso la Sala della Regina per celebrare il 65esimo anniversario dell’Associazione  nazionale famiglie degli emigrati (Anfe). Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, durante il discorso di ringraziamento per il riconoscimento ricevuto ha affermato che “la lingua italiana è uno strumento fondamentale nel quale dobbiamo credere di più”, anche perché, come ci ricorda il ministro, la domanda di lingua italiana continui a crescere nel mondo anche in questi anni. (mi risultava il contrario, cfr articolo, ma se la fonte è nientemeno che il ministro degli esteri ci si può fidare, o no?).

In quest’ottica il ministro Terzi ha promesso di occuparsi “particolarmente della dimensione culturale delle ricchezze italiane, a partire dalla lingua” in cui rientrano anche azioni non proprio “tradizionali” per quel che riguarda la promozione linguistico-culturale: come l’accordo tra Italia e Sri Lanka sulla cooperazione nei campi della cultura, dell’istruzione, della scienza e della tecnologia che, spiega il titolare della Farnesina, ha ricevuto il 30 novemebre il via libera dal Consiglio dei ministri e che prevede, tra l’altro, “la realizzazione in quel paese di corsi di lingua italiana per quei cittadini che verranno poi a lavorare qui da noi”.

Ant.Mar.

venerdì 30 novembre 2012

ERALDO ISIDORI (LEGA NORD): MOMENTI DI ALTA ORATORIA IN PARLAMENTO

clicca per vedere il video del discorso di Isidori.
"Il carcere… è un brentinsario… non è un villaggio di vacanza. Si deve… scondare la sua pena.. perscritta… che gli aspetta. Lo sapevaprimafareirreato! Io ritengo come Lega di non uscire prima della sua pena erogata. Grazie."

Questo il discorso; e tralascio di commentare la portata informativa di un'affermazione come "il carcere è un penitenziario"; nè dico niente sulla capacità di lettura.

Mi limito a ricordare che i nostri parlamentari sono i più pagati del mondo.

Ant.Mar.

YOUTUBE: ARRIVANO I SOTTOTITOLI AUTOMATICI IN ITALIANO



“I sottotitoli sono importanti per assicurarsi che tutti, anche i non udenti o semplicemente chi ha problemi di udito, e gli spettatori che parlano altre lingue, possano godere dei video su YouTube”.

La lunghissima sperimentazione comincia nel 2009 quando su Youtube  vengono inseriti i sottotitoli automatici, ovviamente in inglese. A secoda lingua è stata il giapponese, seguito da coreano e spagnolo.

Oggi, 2012, si aggiungono 6 lingue europee: l’italiano, il tedesco, il francese, il portoghese, il russo e l’olandese. Ci sono attualmente su Youtube quasi 200 milioni di video: qualunque sia la lingua, da oggi potete seguirli con sottotitoli in italiano. Non è grandioso? In effetti lo è, almeno teoricamente, visti i ripetuti allarmi sulla scarsa presenza della lingua italiana in rete e sulla tendenza degli italiani stessi (guardate i profili su twitter ad esempio: anche voi l’avete messo in inglese?) a rifiutarsi di usare la lingua italiana in rete.

YouTube, con l’implementazione di questa nuova tecnologia che genera la trascrizione automatica delle parole di un video permettendo agli utenti di visualizzarne i sottotitoli, sta aumentando esponenzialmente il bacino d’utenza: un ulteriore colpo per i canali televisivi, su cui ormai da anni è in vantaggio. I sottotitoli potranno essere tradotti in una lingua diversa da quella del video, consentendo a persone di ogni provenienza di ascoltare e capire un discorso di Obama, o lo spezzone di un film straniero. Potremo, forse, riuscire a capire cosa cacchio dice Di Pietro!

Ovviamente il sistema non è perfetto, e c’è chi, tra linguisti e informatici, dubita fortemente che si possa realmente arrivare a un sistema di traduzione automatico davvero soddisfacente. Per l’automatizzazione dei sottotitoli il sistema utilizza lo stesso sistema di algoritmi che consentono il funzionamento di Google Voice; tutt’altro che perfetto, ma certamente all’avanguardia.

Tuttavia bisogna dire che, per ovviare a questi limiti, il meccanismo si basa sulla generazione di un documento testuale che potrà essere corretto dall’autore del filmato e tradotto anche con il traduttore di Mountain View. Questi strumenti includono la possibilità di scaricare i sottotitoli per la modifica, o la modifica in linea su YouTube.I creatori stessi dei video avranno cioè la possibilità di migliorare le didascalie automatiche: certo, se non conosci il giapponese hai poco da correggere, ma è importante che vi sia questa possibilità di utilizzo “manuale” perché, come avvertono gli stessi tecnici del sito di video più grande al mondo, ci saranno sicuramente svariati errori nella traduzione del testo. (e lo si capisce chiaramente quando pensiamo al traduttore di Google, che traduce appunto macchinalmente parola per parola, spesso con esiti comici).

Vorrei perciò che non ci si dimenticasse di questo: se la traduzione automatica veicola un italiano impoverito e scorretto alla lunga ciò può influire negativamente sul nostro modo di esprimerci quotidianamente, al bar come in rete. Ricordiamoci il ruolo fondamentale della televisione per l’unificazione linguistica d’italia: moltiplichiamolo per mille e vedremo i rischi che si corrono se l’italiano veicolato da internet fosse indegno di tale nome; come in effetti, per molti aspetti, già è. chi cerca più le notizie sui siti italiani? si cercano le news!

Nonostante i limiti (forse) insormontabili quando si tratta di automatizzare le lingue (Wittgenstein insegna), nella rete si trovano solo ed esclusivamente affermazioni ottimiste, persino utopiste, sull’avvenuta rivoluzione e l’abbattimento delle barriere linguistiche.

Siamo ancora molto lontani da questo; ma gli innamorati e sostenitori di internet non vogliono sentire ragioni e annunciano l’inizio di una nuova era. Senza troppo sbilanciarmi, e sentendo il dovere, come sempre, di far notare i limiti e gli aspetti negativi di ogni cosa, accolgo la notizia con piacere, e vado subito a sentirmi, anzi a leggermi, il discorso palestinese di ieri all’Onu; se sarà sottotitolato in italiano comprensibile.

Ant.Mar.