venerdì 13 luglio 2012

SUL CONCETTO DI "RETE", E QUELLO DI "INTERNET"

Ogni tanto anche su questo diario, tra tante denunce accorate, si possono trovare pensieri calmi, e, dal nostro punto di vista, positivi.


Abbiamo ripetuto spesso negli articoli precedenti che la cosa che più ci indigna nell'uso di (certe) parole inglesi che noi italiani prendiamo in prestito senza avere il coraggio di adattarle, è proprio il fatto che essendo stranere non possono essere "interpretate" come un madrelingua sa fare. cioè, quella parola rimane una etichetta, non ha quei secoli di stratificazione culturale, nonchè di spostamento semantico, che un parlante avverte, anche inconsciamente, nella propria lingua.

Non è complicato da capire, ma lo è da spiegare.

Però, credo di aver fatto una piccola scoperta, che in realtà è sotto gli occhi di tutti. Credo di aver individuato un caso in cui si svolge nella pratica ciò che abbiamo sempre detto. Mi è capitato di accorgermene qualche tempo fa, ascoltando un predicozzo di Beppe Grillo sulla "rete".

Mi ha fatto riflettere il fatto che lui, fautore di internet, per spiegarne, con quel tono tra il mistico e il faceto, la portata "politica", anzi, filosofica; le possibilità che lui (e non solo lui) vede in internet, per tutta l'umanità, di fare un salto in avanti grazie allo scambio di idee, e di informazioni libero, veloce; e il fatto che tutti partecipino allo stesso modo, il presidente come lo spazzino, e tutto il resto; insomma, per spiegare la potenzialità sociale di internet, usi una parola italiana.

Ovviamente è chiaro il motivo. "Inter-net" di per sè esprime già tutto questo, forse anche meglio di "rete" (net, appunto) grazie al suffisso latino inter-. (per cui in italiano potrebbe essere, tralaltro molto simile all'inglese, "interrete"). Ma lo esprime per un madrelingua inglese. A un italiano, per legare un significato così ampio e così pieno di implicazioni (delle quali il buon Beppe elenca solo una parte, quella positiva) servirà una parola "stratificata", cioè riconoscibile nel suo significato più profondo, anche nella sua portata metaforica; servirà una parola italiana. 

Mi sembra una prova a nostro favore: "internet" rimane una mera etichetta a un nuovo oggetto che volenti o nolenti aveva bisogno di un nome; "rete" può farsi carico di significati molto più ampi, fino a farsi portatore di implicazioni filosofiche complesse.

Non solo, la parola italiana è anche molto più corta di quella inglese; quindi, è anche una prova che non sempre l'inglese supera l'italiano per immediatezza, altro luogo comune più volte denunciato.

Ecco allora un caso in cui si vede in effetti quello che voglio dire quando affermo che molti, se non tutti gli angicismi recenti, non adattati, rappresentano un problema di accesso libero all'informazione, quindi di democrazia, e sono interpretabili come misuratori di quanto il popolo italiano sia cosciente di sè, e capace di autodeterminazione. (pochino, direi, ma la colpa è della classe colta, non degli ignoranti)

Ant.Mar.

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