sabato 7 luglio 2012

WELFARE E SPENDING REVIEW, BABY!

Il mio fastidio per la pressione, anzi l'invasione violenta e inavvertita che l'italiano sta subendo da anni dall'inglese, non viene da un mio presunto "purismo linguistico".

L'uso massiccio di termini inglesi, o presunti tali (tipo jogging, nel senso in cui lo usiamo noi), ha ormai invaso il linguaggio della politica e del giornalismo. Io ci vedo, e credo francamente di avere ragione, un problema di democrazia, o, per usare una parola meno equivoca, ma forse più sporca, di libertà. Controllare e analizzare queste parole è secondo me un buon metodo per vedere quanto gli italiani siano, vogliano, e sappiano, essere liberi. Molto poco in tutti e tre i casi, secondo le mie stime.

è facile da dimostrare il legame tra libertà e inforazione. Ma se l'informazione fosse negata nel momento in cui ce la danno, visto che ce la danno piena di termini che a un italiano sono estranei? Ci sembrerebbe di essere informati, ci sembrerebbe di essere liberi.

Sono sopratutto le persone colte, e gli ambienti colti, a usare l'inglese. Le classi più basse subiscono queste parole e basta, non le importano. anzi, dal basso vengono nuove formazioni italiane, talora riuscite, ma sempre e comunque condannate da linguisti e "intellettuali", gli stessi che all'università chiamano, un articolo scritto da un dottorando "paper" (pronunciato nel migliore dei casi "peiperr"). E già sarebbe poco grave, visto che in teoria gli scritti scientifici si rivolgono a un pubblico internazionale. Ma se poi sono scritti in italiano, e magari parlano di storia e cultura italiana (del tipo: "il socialismo in campania") e presuppongono quindi che il lettore anche se straniero abbia la conoscenza della lingua, della storia, dei costumi italiani; ma allora quel lettore potrà capire anche la parola "articolo", tanto più che se sa l'italiano (supponiamo un russo) non è detto che sappia l'inglese, anche se ci sono buone probabilità. Ma questo è il meno.

Quale strato della società potrà avere più bisogno di altre di un efficiente Stato Sociale? La più povera, ovvio; proprio quella che è guardacaso la più ignorante. E allora perché il ministero istituito allo scopo, in Italia, si deve chiamare del "welfare"? Un italiano come potrebbe capire la parola a fondo, sentirla propria, e in qualche modo sentirsi di riflesso tutelato, se non addirittura rappresentato da quel ministero, da quel pezzo dello stato? E sopratutto perché un minatore siciliano rimasto senza una mano dovrebbe sapere che vuol dire welfare?

Lo è o non lo è un problema di democrazia se questo governo usa parole come "spending review" invece di "tagli" o "riforma" o quel che volete per riferirsi a cose che riguardano ogni singolo cittadino direttamente? Anche se in teoria, molto in teoria, sappiamo tutti cosa si intende dire con questa sorta di formula magica, il fatto che la parola di per sè non sia facilmente riconoscibile a un parlante italiano, - che volendo, con uno sforzo metalinguistico, potrebbe analizzarla e farsi un idea personale - fa sì che questi la debba accettare e assegnarle un significato che gli viene spiegato, tralaltro, da Bruno Vespa. 

Io voglio che il macellaio sotto casa mia possa capire almeno il NOME di cose che riguardano anche lui, direttamente. Insomma, la classe dominante italiana, che lo faccia coscientemente o no, sta usando l'inglese più o meno nello stesso modo in cui don Abbondio (o era l'Azzeccagarbugli?) usa il latino con Renzo; il quale, non dimentichiamolo, a un certo punto, esasperato, mette mano al coltello...
Ant.Mar.

L'immagine appartiene al sito: www.nonsai.it. L'autore è Tiziano Riverso.

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