domenica 9 settembre 2012

"OCCUPAI" WALL-STREET

Alberto Arbasino
Sulla Repubblica di ieri, sabato 8 settembre, a pagina 26, si legge una brevissima frase mandata in qualità di lettore da Alberto Arbasino, che osserva:

"OCCUPY" si pronuncia, come è noto, "occupai". Ma in italiano, non è un passato remoto?

L'intento è provocatorio. L'idea parte dal mondo anglosassone, con la famosa iniziativa "occupy wall-street", ed è subito rimbazata in tutta Europa, e in Italia, con la manifestazione che a suo tempo fu chiamata "occupy Roma". Ma, sembra chiedersi Arbasino, perché dire "occupai Roma", quando lo si sta (stava) facendo adesso e non in un passato remoto; lo si sta facendo in tanti, e non uno da solo ("occupai" è prima persona), e lo si fa nella speranza, per di più, che la cosa si ripeta nel futuro? Meglio il presente "occupiamo", che ha un valore continuativo, di cosa fatta regolarmente. 

Provocazione abbastanza fine a se stessa, ma interessante in quanto forse dimostra che timidamente le menti italiane cominciano ad accorgersi della maladirezione intrapresa (linguisticamente, ma anche, ed è più importante, politicamente) e cominciano, forse, timidamente, a pretendere una propria identità, una propria diversità, una propria indipendenza di pensiero; cioè un'indipendenza linguistica.

O no?

Ant.Mar.

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