martedì 16 luglio 2013

FUORI GLI ITALIANI DAGLI ERASMUS IN INGHILTERRA

Mariastella Gelmini
IL PERCORSO: Tutto comincia più di trent’anni fa. Nel 1980, quando nelle università italiane gli insegnanti vennero divisi tra professori di cattedra, associati e ricercatori, quelli di lingue straniere vennero considerati tra i non titolari di cattedra.

Una decisione contro cui si espresse anche la Corte Europea di Giustizia che, nel 1989, ha riconosciuto come discriminatorie le leggi italiane, le quali negavano ai lettori di lingua straniera perfino l’assicurazione sanitaria e la pensione.

Nel 1995, poi, in risposta alle pressioni dell’Assli (Associazione dei lettori stranieri in Italia), il governo offrì un contratto a tempo indeterminato docenti anglosassoni, ma al tempo stesso riformò il loro status inquadrandoli come “collaboratori linguistici esperti”, fuori dal corpo docenti.

Fino al 2010, quando la ministra Gelmini propose una nuova legge che ha ribadito lo status separato dei lecturers e al tempo stesso estinto tutte le cause legali relative a questa vicenda. 

David Lidington
OGGI: Il ministro britannico per l’Europa David Lidington, durante un’interrogazione parlamentare, ha denunciato la discriminazione subita dai docenti inglesi nelle università italiane definendo il comportamento del nostro Paese “inaccettabile e illegale”.


La Gran Bretagna potrebbe quindi decidere di escludere gli studenti italiani dai propri programmi Erasmus in risposta alle decurtazioni dallo stipendio dei lettori di lingua inglese, previste da una norma voluta dall’ex ministro Gelmini e applicata da diversi atenei italiani.


Molte facoltà, ad oggi, hanno applicato alla lettera la nuova norma, tagliando lo stipendio fino al 60% e i lettori di lingua straniera, che venivano già pagati meno dei docenti universitari, sono stati retrocessi da ricercatori a tecnici.

Di qui la protesta congiunta del governo britannico e dell’Assli, decisi a difendere i 200 lettori in servizio in Italia.

QUINDI: ciò che facciamo da trent’ani e che la Gelmini ha reso completamente inaccettabile, siamo tutti d’accordo, è una stupidaggine, un suicidio culturale. Su questo non ci piove: imparare le lingue straniere (ma non solo l’inglese!) è doveroso per la formazione culturale degli studenti universitari, fondamentale

Ma ciò che vorrei sottolineare è la reazione del governo britannico al fatto che l’insegnamento della loro lingua all’estero corra il rischio di non essere ottimale. Hanno reagito con una ritorsione neanche tanto sensata: che collegamento c'è tra il riconoscimento dei lettori di lingua inglese in Italia e l'Erasmus degli studenti italiani? Il discorso che fano è più o meno questo: "voi non imparate/insegnate l'inglese nel modo che noi riteniamo consono, nelle vostre università? bene: allora non venite a fare il viaggio studio da noi." Quanti studenti inglesi in Italia parlano italiano? Molto pochi: noi gli offriamo dei corsi nella loro lingua madre! (confronta il parere di uno studente straniero in Italia). 

È un dato su cui riflettere. Perché nessun inglese ha protestato e giudicato discriminatorio, ad esempio, l’intento del Politecnico di Milano e di molte altre università italiane, di eliminare l’italiano dai corsi di facoltà? Quanti sono, e come sono considerati negli atenei britannici, i lettori in lingua italiana? 

E soprattutto, davvero gli inglesi hanno questo bisogno di proteggere l’insegnamento della loro lingua? è la lingua straniera più studiata al mondo: se noi non la conosciamo, in realtà, siamo noi i primi a rimetterci, per come stanno le cose attualmente. 

Non si tratta di discriminazione, diciamocelo: si tratta di lesa maestà. Il potere, prestigio, culturale della lingua e della cultura anglosassone è difeso con le unghie e con i denti dagli anglofoni. Noi, a parte l’abbandono dell’italiano nelle università, nelle scuole, negli istitutiall’estero, nel linguaggio economico, informatico, aziendale, ospedaliero, politico… riteniamo anche, a un livello “popolano”, che dire “tavoletta” per tablet sia sintomo di ignoranza, che computer sia più preciso di “calcolatore”, e che hashtag sia intraducibile

Dovremmo imparare qualcosa, da chi il prestigio culturale ce l’ha e tuttavia lo difende avidamente…

Ant.Mar.

10 commenti:

  1. Potresti citare la fonte?

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    1. La fonte è collegata alla primissima parola dell'articolo, il sottotitolo "IL PERCORSO". Il collegamento ad ogni modo, rimanda qui: http://www.corriereuniv.it/cms/2013/07/italiani-esclusi-dagli-erasmus-in-inghilterra/

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    2. Scusa, intendevo la fonte dell'interrogazione parlamentare del ministro, che non è citata nell'articolo del Corriere dell'Università ma che è questa: http://www.publications.parliament.uk/pa/cm201314/cmhansrd/cm130711/text/130711w0001.htm#130711w0001.htm_wqn37.
      Il ministro Lidington non vuole escludere gli studenti italiani dagli scambi Erasmus con il Regno Unito; si limita a lamentarsi (a ragione, secondo me) della scandalosa situazione contrattuale dei cd. CEL in Italia.
      Chiedo scusa per la pignoleria, ma lavoro a contatto con studenti che scelgono di andare in mobilità all'estero: titoli allarmistici come questi mettono sempre in difficoltà sia noi operatori che gli studenti stessi.

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    3. Non è affatto pignoleria, anzi, hai fatto bene a segnalarlo e ti ringrazio. Leggo l'intervento di Lidington: "The discrimination faced by UK and foreign national lecturers in Italy is unacceptable and illegal. We have pressed the Italian authorities to find a solution to this issue. Our embassy in Rome has been facilitating dialogue between the Association of Foreign Lecturers in Italy, and the Italian Education Ministry. The Minister for Universities and Science, my right hon. Friend the Member for Havant (Mr Willetts), and the British ambassador to Italy have both raised the importance of solving this issue with the newly appointed Italian Minister for Education, Maria Chiara Carrozza. While the UK Government is not currently engaged in any discussions about whether to exclude Italy from the Erasmus or Bologna processes, we will continue to look at all available options to encourage a prompt resolution to this issue."

      Rimane, anzi trovo che si rafforzi, la domanda che viene posta nell'articolo: qual'è il collegamento tra i "lecturers" e gli erasmus? Lo stesso Lidington nell'ultima frase fa riferimento agli erasmus, e al fatto che NON si sta pensando di escludere l'italia, mentre si spinge per incoraggiare una soluzione. Davvero non capisco che c'entra, mi chiedo se non sia una velata minaccia, in politichese britannico? Grazie ancora per il collegamento, attendo una risposta, in caso sono pronto a modificare o addirittura a cancellare l'articolo perché non vero. Grazie.

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    4. Il problema dei lettori e/o CEL (i docenti madrelingua) è effettivamente gravissimo, e ha avuto nel tempo un'evoluzione tutta italiana a suon di ricorsi: se c'è qualche docente che sappia farne la cronistoria dettagliata ben venga, più se ne parla meglio è! In ogni caso, non si tratta di discriminazione verso i docenti britannici, perché si trovano tutti nelle stesse condizioni a prescindere dalla lingua madre o dalla nazionalità. Personalmente ho vissuto la loro condizione da studente, e posso garantire che non è affatto bello iniziare le lezioni in ritardo perché i contratti (annuali) non sono perfezionati, oppure vedere che sono inquadrati come 'personale tecnico-amministrativo' quando sono i docenti che seguono gli studenti più di tutti.
      Rientro in argomento: non credo che si tratti di un'intimidazione verso i programmi di scambio come Erasmus, anche perché per escludere gli studenti italiani, a quanto ne so io, avrebbero due possibilità:
      - agiscono a livello europeo, facendo sospendere l'Italia dal programma (ma non so su quali basi, visto che non mi risultano procedure di infrazione riferite all'uso di questi fondi), oppure
      - agiscono a livello nazionale, imponendo alle loro università di rescindere gli accordi con le università italiane.
      In entrambi i casi, mi sembra che si tratti di un errore: perché penalizza l'impegno di chi investe su queste esperienze, perché le minacce a vuoto indeboliscono chi le fa, e perché non servirebbe a migliorare la situazione dei lettori/CEL, dato che le due cose non sono collegate. Non si raddrizza un torto facendone un altro.
      A me, più che una minaccia velata del ministro, sembra un'esagerazione da parte del deputato che ha fatto la domanda!

      L'articolo tocca molti punti interessanti, quindi è un peccato cancellarlo... però il titolo è un po' fuorviante.

      Sara

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  2. Ma i lettori di italiano in Inghilterra, Francia, Germania ecc. hanno lo status di docenti?

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  3. A me pare che tutta la questione nasce da una manipolazione, probabilmente in cattiva, anzi pessima, fede delle parole. "Lettore" e "Lecturer" non sono sinonimi. "A lecturer in UK universities usually holds an open-ended position that involves carrying out both teaching and research. After a number of years, a lecturer may be promoted and become a senior lecturer. This position is below reader and professor". Lettore significa "Insegnante di madre lingua straniera che svolge esercitazioni pratiche di quella lingua in una università". E' falso che i docenti universitari di lingua non siano equiparati agli altri. Per limitarci all'inglese, ci sono 211 ricercatori, 57 associati, 49 ordinari. Di questi dovrebbe parlare David Lidington (se non vuole fare demagogia o dichiarare falsità, come del resto è abitudine dei politici, italiani, inglesi o kazaki), non degli esercitatori di madrelingua!

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    1. Da dove ha preso quella definizione di lettore? Le posso assicurare che il mio primo contratto (prima che il governo abbia unilateralmente imposto un altro) diceva ben altro, e le mie mansioni tutt'ora vanno ben oltre quella mendace descrizione. Il caso più eclatante di "cattiva fede" è proprio la tendenza del governo italiano di cambiare le regole dopo il fatto e di chiamare "tecnici" chi in realtà fa il lavoro di docente.

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  4. Che i lettori sono vittime di discriminazione in contravvenzione dei trattati europei è stata stabilita ben sei volte dalla Corte Europea di Giustizia, quindi su questo non ci si può discutere. Quanto al programma Erasmus, visto che sono passati più di vent'anni e la discriminazione continua, è giusto parlare di qualche sanzione. I britannici si chiedono: perché dobbiamo pagare per offrire servizi agli studenti italiani quando i nostri cittadini sono soggetti a discriminazione da parte delle università italiane? Direte che gli studenti non centrano, allora quale sarebbe la sanzione giusta?

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    1. Continua a sfuggirmi la logica che collega le due cose: visto che la situazione dei lettori (problema italiano NON legato a Erasmus) non si risolve, penalizziamo gli studenti Erasmus (= fondi europei)?
      La sanzione giusta dovrebbe mirare a sistemare la condizione dei lettori/CEL, e quindi agire a livello nazionale su chi ha il potere di modificare questa condizione (MIUR e singoli atenei). Punire chi non è nella posizione di poter cambiare le cose mi sembra inutile e dannoso.

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