giovedì 30 maggio 2013

'L'ABC DELLE NAZIONI UNITE': DOPO 60 ANNI ANCHE IN ITALIA



Editoriale Scientifica, 342 pp.

L'ABC DELL'ONU: Esce finalmente in Italia, tradotto nella nostra lingua, affiancando così le altre traduzioni già da tempo esistenti, il volume divulgativo ‘Basic Facts about the United Nations’, stampato per la prima volta nel 1947 nella sola lingua inglese. Ne annunciano la pubblicazione in Italia – a cura della Editoriale Scientifica, XIX-342 pagine, costo 20 euro – il Dipartimento di Informazione Pubblica (DPI) dell’Onu e Unric Italia.

Si intotola ‘L’ABC delle Nazioni Unite’, e si tratta di un breve manuale, semplice ma completo, che si propone in primo luogo di essere uno strumento utile ai non addetti per entrare nei corridoi del Palazzo di Vetro e orientarsi nel complesso sistema burocratico ONU, carpendone i principi ispiratori, le strutture, le priorità. Si descrivono i funzionamenti e le procedure basiche, le attività principali, i fondi e programmi che costituiscono il sistema Nazioni Unite, nel tentativo di illustrare il contributo dell’Onu alla pace e alla sicurezza internazionale, allo sviluppo economico e sociale, ai diritti umani, all’azione umanitaria e al diritto internazionale. Informa inoltre su Paesi membri, operazioni di mantenimento della pace, Giornate tematiche internazionali, contatti per i Centri di informazione delle Nazioni Unite nel mondo, analizzando inoltre recenti significativi sviluppi nel mondo e in seno al sistema Onu.

Il volume è quindi destinato a una continua opera di aggiornamento, mira quindi, oltre che alla divulgazione “bignami”, ad essere anche un’utile strumento di consultazione per gli esperti di affari internazionali.

COSA SIGNIFICA: Quanti anni sono passati dal 1947? Era ora che anche gli italiani avessero una spiegazione chiara – chiara vuol dire nella propria lingua, oltre che scritta bene – per entrare,, anzi, capire il discorso politico sovranazionale. Vedere un po’ meglio i giochi di potere. Fino ad oggi gli italiani non solo subivano la difficoltà di procurarsi il volume; subivano anche la difficoltà della lingua straniera. Due fattori che restringono il campo a una minuscola fetta di popolazione: chi ha i mezzi (economici sociali e intellettivi) per imparare a perfezione l’inglese, e per procurarsi il libro; oltre all’interesse a procurarselo.

Insomma, era roba da specialisti, in Italia, mentre altrove nel mondo, e nelle intenzioni della sua stessa composizione, doveva essere appunto un’opera di divulgazione. Ecco quindi una dimostrazione pratica di come sia la traduzione, e non il Solo-inglese, lo strumento per l’internazionalizzazione di tutti. Uno strumento più democratico, e molto meno dispendioso, e decisamente più veloce.

Conviene insegnare a 60milioni di persone l’inglese finché lo sappiano tutti alla perfezione, o tradurre un paio di paginette?

Ant.Mar.

martedì 28 maggio 2013

Niente inglese al Politecnico: "Evviva, abbiamo evitato un suicidio culturale"

Alleluia! Per una volta la magistratura ha preso una decisione giusta, anzi sacrosanta. Niente inglese come lingua esclusiva al Politecnico, lo zio Sam non sbarca più. E quindi nunc est bibendum. 

Spumante, mica Coca-Cola o english tea. Perché, scherzi a parte, impartire lezioni solo in albionico nelle università italiane sarebbe stata una follia, un suicidio culturale e civile che poteva piacere solo a Beppe Severgnini (contro si erano invece schierati da tempo Tullio Gregory, Luca Serianni, Cesare Segre e Claudio Magris: e già questo dice tutto). Pensate una cosa del genere in Francia, dove ci tengono all’identità e alla grandeur:  solo ad avanzare la proposta si sarebbe stati ghigliottinati seduta stante. Da noi invece, inguaribili esterofili dalla mentalità provinciale e servile tanto che siamo ansiosi e soddisfatti di sentirci colonia («un volgo disperso» e dimentico della virtù dei padri direbbe tuttora un Manzoni), un rettore e un ministro ci hanno provato sul serio...

venerdì 24 maggio 2013

POLITECNICO MILANO: "INGLESE LESIVO PER LA LIBERTÀ DI STUDENTI E DOCENTI"



Il progetto del Politecnico di Milano (cfr articolo) di estendere la lingua inglese a tutti i corsi delle lauree magistrali e dottorati dal 2014, è da abbandonare. Per fortuna. Per fortuna anche perché questo episodio era il "precedente", che ha spinto molte altre Università, tra cui la Ca' Foscari di Venezia e L'Università di Udine, e anche molti licei, a prendere provvedimenti per relegare l'italiano a lingua secondaria... a dialetto inutile e non in grado di scrivere di scienza. 

 Il Tar ha infatti accolto il ricorso presentato da 150 professori contro il provvedimento approvato a maggio dello scorso anno dal Senato accademico, che prevedeva l’inglese come prima e unica lingua di insegnamento – impartito a studenti italofoni da professori italofoni. C'è da dire che già adesso, prima cioè dell’attuazione di questa riforma, al Politecnico vi sono  17 le lauree magistrali, due triennali e 24 dottorati di ricerca dove l’italiano è del tutto escluso, mentre la nuova iniziativa doveva riguardare tutti i 34 corsi specialistici.

“Le scelte compiute dal Senato accademico — hanno scritto i magistrati Adriano Leo, Alberto Di Mario e Fabrizio Fornataro — con le delibere impugnate si rivelano sproporzionate, sia perché non favoriscono l’internazionalizzazione dell’ateneo ma ne indirizzano la didattica verso una particolare lingua e verso i valori culturali di cui quella lingua è portatrice, sia perché comprimono in modo non necessario le libertà, costituzionalmente riconosciute, di cui sono portatori tanto i docenti, quanto gli studenti”.

giovedì 23 maggio 2013

LINGUA ITALIANA NELL'ESERCITO LIBANESE

ITALIANO NELL’ESERCITO LIBANESE: Sul Giornale.it si trova uno strano articolo, dai toni entusiasti e vaghi allo stesso tempo, che parla del corso di lingua italiana per gli ufficiali dell’esercito libanese, iniziato a gennaio e terminato pochi giorni fa. È alla base di Shama - dove ha sede il contingente italiano impiegato in Unifil, la forza di interposizione Onu nel Paese - che il corso si è tenuto. I militari, suddivisi in due classi, hanno ottenuto la certificazione linguistica Plida (Progetto lingua italiana Dante Alighieri); utile per gli stranieri che vogliono ottenere un permesso di soggiorno di lunga permanenza in Italia, riconosciuta a livello europeo, e approvata dall'Università La Sapienza di Roma. Il progetto, nato dalla collaborazione fra il Sector West di Unifil a guida italiana, e il South Lithani Sector, comandato dal generale George Shreim che ha anche frequentato il corso, è stato realizzato dalla società Dante Alighieri.

Cosa ci interessa che i graduati libanesi – e solo loro – conoscano l’italiano? Ma è evidente! Il sottotitolo dell’articolo che prendiamo di mira recita:
“Un corso di italiano frequentato dagli ufficiali dell'esercito libanese per contribuire alla missione di pace(vai all'articolo intero)

È ovvio, no? Così come è ovvio cosa sia una ‘missione di pace’. Se una lingua può essere strumento di pace, perché non diffonderla tra i soldati in missione?” Già, ma in che modo una lingua può essere strumento di pace?

martedì 21 maggio 2013

SE I PRETI SONO L’ULTIMA SPERANZA DELL’ITALIANO



IL NUOVO PAPA: Fin dal primo momento in cui si affacciò a San Pietro, apparve chiaro che l’immagine che questo nuovo papa voleva promuovere era ben diversa dagli orpelli, cappelloni e scettri di Ratzinger. Poi ha cominciato a dire cose che, nella bocca di un Papa, dovrebbero essere ovvie: ‘denaro falso idolo’, ‘pensate ai poveri’, ‘la corruzione è peccato’, lo Ior… e tante altre belle cose. Vedremo fin dove arriverà nei fatti; quel che ci interessa qui è segnalare come tutti i media si sono subito messi a indagare e studiare i cambiamenti nel “nuovo linguaggio” della chiesa e di papa Francesco. Dal Buongiorno con cui si è presentato alla folla, al “chiamatemi Bergoglio”, fino all’esitazione prima di istallarsi nei sontuosi appartamenti monarchici.

Ma la vera rivoluzione, senza precedenti, non sta tanto nel tipo di linguaggio – familiare o colto, amichevole o spigoloso – ma proprio nella lingua scelta. La cosa non ha colpito nessuno degli organi di informazione più grandi; ma ovviamente non è sfuggita ai linguisti nè agli esperantisti dell’ERA, il cui segretario, Giorgio Pagano ha espresso grande contentezza per le scelte linguistiche di Sua Santità. “Da oggi c'è una piccola speranza in più per la giustizia linguistica nel mondo, grazie a Papa Francesco.” Ha esordito Pagano.

lunedì 20 maggio 2013

"FRANCESE SIA PRIMA LINGUA UFFICIALE NELLE SCUOLE DI FRONTIERA"



Lorenzo Viale

RICHIESTA DI FRANCESE: Mentre nelle province di frontiera tedesca si rafforza l’insegnamento della lingua 'minoritaria' lasciando in disparte la lingua italiana (cfr articolo) anche dall’altra parte, alla frontiera francese, accade qualcosa di simile.

È successo che all’Alliance Française di Ventimiglia c’è stata un’esplosione di richieste per i diplomi in lingua francese. Se fino a pochi anni fa solo gli studenti delle scuole distribuite sul territorio del comprensorio con la Francia e Monte Carlo, ormai a fare domanda di ammissione ai corsi sono sempre più persone; in crescita anche il numero degli adulti. Nella singola sezione di maggio di quest’anno (le altre sezioni sono a marzo e novembre) ci sono state 180 iscrizioni per ottenere il diploma che certifica la conoscenza della lingua francese. Il motivo è presto detto: la crisi.

domenica 19 maggio 2013

PROVINCE AUTONOME: PIÙ TEDESCO E MENO ITALIANO



Il tedesco, da lingua poco studiata all’estero e soggetta a un’invasione anglicizzante analoga a quanto succede nella lingua italiana, è passato in pochi anni ad essere una delle lingue straniere più studiate (cfr articolo): il suo “prestigio” è cioè cresciuto di pari passo con l’imporsi economico della Germania in Europa e nel mondo. Adesso, stabilizzata la sua crescita, è iniziato il livello successivo di promozione della lingua, nelle provincie di frontiera, dove la lingua di Goethe rappresenta una “minoranza”. Basta fare un salto in Austria e lo statuto di tale lingua cambia decisamente… . in questi giorni infatti si sono succedute delle iniziative che vanno in direzione del rafforzamento della lingua “minoritaria”, mentre l'insegnamento italiano appare sempre più penalizzato. C’è da dire che per di più nelle scuole italiane della provincia di Bolzano c’è già un insegnamento della lingua tedesca.

giovedì 16 maggio 2013

IDEM: LA PAROLA 'SPORT' ENTRI NELLA NOSTRA COSTITUZIONE

«Mi piace essere chiamata Ministra perché a partire dal linguaggio voglio ricordare in tutte le cose il valore delle donne. Mi piacerebbe anche che la parola sport sia con la 'S' maiuscola perché è stile di vita, cultura. Lo sport è il parametro di civiltà dei popoli. Questo è il mio mondo e lo sarà per sempre. Mi piacerebbe che la parola sport sia inserita nella costituzione italiana». Con queste parole, salutate da un convinto applauso dei presenti, il ministro dello Sport, Pari Opportunità e Politiche Giovanili Josefa Idem ha aperto i lavori del 226esimo Consiglio Nazionale del Coni.

«Sono tante le cose che vorrei fare ma ci sono delle priorità - ha spiegato - quella fondamentale è che i nostri figli abbiano diritto di fare attività motoria in luoghi sicuri. L'attività sportiva non deve essere un lusso». Secondo la Idem: «Dobbiamo garantire ai nostri bambini una vera cultura sportiva e per farlo dobbiamo partire dalle scuole primarie perché quello è il luogo deputato». «Sono convinta che il Coni sarà al mio fianco e che anche con la ministra del'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, lavoreremo insieme», ha concluso.

mercoledì 15 maggio 2013

LE PAROLE DEL CIBO E IL NOSTRO STRANO RAPPORTO CON LA LINGUA



Davide Guadagni

Sul giornaletto in rete di Davide Guadagni, intitolato “l’Antilingua” e pubblicato per l’Espresso.it ho trovato un articolo che denuncia alcune “aberrazioni” entrate nel nostro lessico culinario recentemente, soprattutto inglesi. È così breve che lo riporto tutto:

SCRIVE DAVIDE GUADAGNI CHE:
"C’era un tempo, pulito e non lontano, in cui i nostri pasti erano a orari fissi e definiti con termini chiari: colazione, pranzo e cena. Fino all’adolescenza era consentita anche la merenda. A un certo punto, proveniente da Milano, ha cominciato a far capolino l’aperitivo, ch’era un modo per far due chiacchiere, per rovinarsi la cena e per far vendere certi miscugli alcolici colorati. Eravamo convinti che fosse tutto a posto quando, nelle nostre abitudini e nella nostra lingua, si sono inseriti nuovi riti e parole, perlopiù di provenienza inglese che, in un crescendo, ci hanno confuso la lingua e lo stomaco. La colazione di lavoro sostituì il pranzo (quando era d’affari), il lunch si sovrappose alla cena. Ma non era ancora nulla. Oggi ci troviamo a registrare anche le aberrazioni che seguono.

sabato 11 maggio 2013

UNIVERSITÀ DI UDINE, MA IN LINGUA INGLESE



ADDIO DANTE: È ormai ufficiale: il 2014 sarà l’anno della svolta anti-Dante. Dopo il Politecnico di Milano, l’Università Ca’Foscari di Venezia, e altre 6 Università; i licei linguistici e tutte le altre scuole superiori (compreso il classico) anche l’Università di Udine annuncia che dal 2014 quasi tutti i corsi di laurea magistrale delle facoltà scientifiche offriranno una formazione tutta in lingua inglese, ciascuno per un numero di crediti formativi (cfu) che varia da un massimo di 120 (dunque l’intero corso di laurea) a un minimo di 24.

Trentasei i moduli in inglese nei quattro corsi di laurea magistrale in: Ingegneria elettronica, Ingegneria gestionale, Comunicazione multimediale e tecnologia dell’informazione, Traduzione e mediazione culturale. Trentatre e 30 cfu in inglese rispettivamente a Lingue e letterature europee ed extraeuropee e Ingegneria per l’ambiente e l’energia. Infine, 24 moduli saranno attivi a Banca e finanza.
 

venerdì 10 maggio 2013

'Mi hai rotto i cog....': è linguaggio comune, niente ingiuria

Foggia – Le frasi che fanno ormai parte del linguaggio comune, sebbene grevi, non configurano un’ingiuria se non sono un attacco all’onore altrui e sono proferite in un contesto che giustifica tale reazione.

Ci sono espressioni che, sebbene possano risultare pesanti e violente, non costituiscono un attacco all’onore altrui; peraltro, l’uso di un linguaggio più “disinvolto” e aggressivo rispetto al passato, sebbene censurabile sul piano del costume, è ormai accettato, se non sopportato, dalla maggioranza dei cittadini.

Ad affermarlo è stata recentemente la Corte di Cassazione che, per entrare nel merito di un diverbio tra due coinquilini, ha chiarito che l’espressione “Mi hai rotto i cogl…”, anche se proferita davanti a testimoni, non configura il reato di ingiuria. ( così Cass. sent. n. 19223/13 del 3.05.2013). L’espressione colorita in questione – evidenzia la Suprema Corte – equivale ormai, nel linguaggio comune, a “non infastidirmi” e, nel caso di specie, era stata dettata dalla necessità di rispondere alle petulanti insistenze dell’interlocutore (che chiedeva notizie circa la sorte di un oggetto).

Per aversi ingiuria è necessario verificare il contenuto delle frasi, il significato che le espressioni adoperate hanno assunto nel linguaggio comune e nelle concrete circostanze in cui sono dette. Non contano le (eventuali) intenzioni inespresse dell’agente né le sensazioni soggettive che la frase può aver innescato nel destinatario. Né si può configurare il reato di minaccia se la persona si è limitata a gesticolare veemente, a urlare e a dare in escandescenze: per aversi la minaccia è infatti necessario infatti un gesto esplicito e inequivocabile tale da intimorire l’interlocutore.

(A cura dell’avv. Eugenio Gargiulo, Fonte: statoquotidiano.it)

mercoledì 8 maggio 2013

THE BOOK CLUB, BABY!



Dal prossimo 22 Maggio fino al 10 Luglio, in Villa Peripato, a Taranto, sarà aperto un nuovo circolo letterario, in cui ci si potrà incontrare e discutere sorseggiando un buon caffè. Nato in collaborazione con la libreria Mondadori di Taranto e con la nuova gestione de ‘La Capannina relax cafè’ , il prof. Simone Izzo, ideatore del progetto, condurrà 8 incontri settimanali. La particolarità di questo circolo letterario? Un indizio: si chiama “Book Club”. Ci siete arrivati? Gli incontri si terranno in lingua inglese e si discuterà di libri letti in tale lingua.

Lo scopo, ovviamente, è il “potenziamento delle competenze linguistiche” presso i tarantini, che quanto a inglese, possiamo immaginarlo, sono scarsi... e il modo è partire dalla conversazione per arrivare all’analisi grammaticale e sintattica della lingua inglese in quelli che saranno dei veri e propri incontri lezione.

Perché ne parlo? Cosa c’è di male nel fare un circolo di amanti appassionati della lingua e della cultura inglese? Assolutamente niente, anzi. Ma se andiamo a vedere un po’ più a fondo, c’è qualcosa che non quadra. 

martedì 7 maggio 2013

OuO: TENDENZE TWITTER



OuO: è impossibile non accorgersi, per chiunque usi Twitter, che tra le tendenze in Italia c’è spessissimo, tra gli ultimi 5 posti, questa faccina: OuO

È una faccina piuttosto comune nel linguaggio internauta, ed è persino codificata e descritta dall’Urban Dictionary, che ovviamente gli inglesi si sono presi la briga di fare, e mettere in rete.
Prima di esternare le mie considerazioni, vediamo che significa. Secondo gli inglesi è come O_O, ma col sorriso, e indica una persona “viscida” (creepy person), riportando l’esempio “voglio vederlo nudo OuO”.

In Italia, credo ma potrei sbagliarmi, non ha un significato così forte. Almeno a giudicare da alcuni cinguettii che ho letto, e comunque dall’uso decisamente massiccio che ne facciamo. Su Yahoo Answers un utente risponde così a uno che chiede delucidazioni a riguardo:

lunedì 6 maggio 2013

IL LINGUAGGIO NELLE PSEUDOSCIENZE

Diagramma a pinguino
In un testo letterario, in un romanzo, o in una poesia, l’uso dei sinonimi contribuisce alla bellezza dell’opera e a rendere più  scorrevole lo scritto. Al contrario, in una pubblicazione scientifica, o più  in generale in un testo a carattere scientifico, le parole non hanno sempre un significato intercambiabile o equivalente, e la possibilità’ di usare sinonimi è molto limitata.

Ad esempio in letteratura possiamo usare la parola “energia”, e sostituirla, qualora sia necessario, con “potenza”, “veemenza”, “forza”, impeto”, violenza”, impulso”, senza correre il rischio di rendere incomprensibile il significato del testo. Nel linguaggio scientifico invece questi termini hanno significati diversi, e alcuni di essi addirittura non hanno alcun significato. Energia, forza, potenza e impulso esprimono concetti differenti fra loro, mentre violenza, veemenza e impeto non hanno un significato definito, e difficilmente verranno utilizzati in un lavoro scientifico di qualunque tipo.

sabato 4 maggio 2013

RIO 2016: VIETATO DIRE 'FAVELA'



I prossimi mondiali di calcio si terranno nel 2016 a Rio de Janeiro. Sappiamo quanto il calcio sia importante nella società brasiliana, ed è per questo che in vista dei Mondiali, lo Stato e in particolare il comune di Rio de Janeiro hanno messo in atto delle misure per modernizzare la città e prepararla ad accogliere tutta quella massa di persone attirate dall’evento.

Per questo, uno dei problemi di Rio de Janeiro più noti nel mondo, le Favelas, spariranno. Non che ci si sia impegnati particolarmente per trovare una sistemazione ed offrire una condizione di vita più degna ai poveri; questo sarebbe troppo difficile e lungo. Per far sparire le Favelas basta annullare la parola, non il fatto reale. Proprio per una questione di immagine, infatti, il termine favela in Brasile è, da anni, al centro di un dibattito: il comune di Rio e l’ente al turismo hanno chiesto (la richiesta di cancellazione, in realtà, era già stata avanzata nel 2009), e ottenuto, la cancellazione della parola da Google Maps per indicare le famose baraccopoli arroccate sulle colline della città.

E così, da adesso, chi volesse visualizzare su Google Maps la Favela Sumaré o la Favela Morro do Chacrinha, dovrà cercare il termine, sconosciuto agli stranieri, di morro, “collina”.

“Sostituire la parola ridurrà l’impatto di queste comunità” dicono al comune; e hanno ragione. Non avranno nessun impatti, in quanto saranno cancellate proprio dalla lingua e dalle mappe. Ma i redattori delle guide turistiche non credono sia una buona idea: si preoccupano che non chiamare le cose col loro nome possa confondere, e quindi mettere in pericolo, i turisti. Anche Rio’s Popular Committee, comitato cittadino a tutela dei più poveri, afferma tramite un portavoce: “la rimozione virtuale è parte di un progetto il cui scopo è nascondere la povertà e i poveri sia in ambienti virtuali che nella realtà, con rimozioni forzate”

Ma, lo sappiamo, siamo nell’era dell’immagine, e solo l’immagine conta. Per cui la guerra alla povertà (espressione bruttissima) è diventata guerra ai poveri: non si vuole più “eliminare” la povertà, ma i poveri stessi, nascondendoli sotto il tappeto, abbandonandoli, ancora di più, al loro destino. Quando poi, magari uno su mille di quei poveri diventerà un campione della nazionale, allora potrà ricominciare ad esistere.

Ant.Mar.

venerdì 3 maggio 2013

Robert Phillipson: Americanizzazione e Inglesizzazione come processi di conquista mondiale.

Robert Phillipson, linguista inglese, e il suo libro uscito in anteprima in italiano

20 ANNI FA: Robert Philipson, linguista inglese, scrisse un libro che fece arrabbiare moltissime persone, specie nel mondo anglofono. Il titolo del libro era “L’imperialismo linguistico”, e denunciava la colonizzazione della lingua – e della cultura – inglese nel mondo intero. Oggi quel libro è tradotto in moltissime lingue, pubblicato in Cina, in India...

Da allora molte cose sono successe, e l’inglese – strettamente legato a interessi economici – si è particolarmente rafforzato sia nelle ex colonie che, soprattutto, in Europa. Per questo è stato necessario, per Robert Philipson rimettersi al lavoro.

OGGI: E’ uscito in anteprima in Italia il suo nuovo libro, “Americanizzazione e inglesizzazione come processi di occupazione globale”, ancora prima che in Inghilterra – dove si prevede farà scandalo – grazie all’opera dell'Esperanto Radikala Asocio (ERA) che l’ha tradotto. Il libro è stato presentato giovedì scorso, al "Nave di Libri" in Spagna. Phillipson sostiene come le politiche imperiali di Gran Bretagna e Stati Uniti siano state esplicitamente volte all’occupazione fisica e mentale a livello mondiale, portando di conseguenza alla disuguaglianza globale. Per leggere l'interessante introduzione all'edizione italiana di Giorgio Pagano, segretario dell'ERA, clicca QUI

IL VIDEO: Per l’occasione è stato realizzato un video, da cui riporto un estratto significativo:

giovedì 2 maggio 2013

Oggi è definitivamente morta la lingua italiana del calcio.

Articolo di Andrea Piso, su itasportpress.it

Oggi ho definitivamente assistito alla morte della lingua italiana anche nella terminologia calcistica.
Sono un italiano, un italiano vero...
Non ci posso fare nulla, ma trovo imbarazzante oltre ogni misura l’uso spropositato di questi neologismi che non fanno altro che essere “calchi” di lingue straniere.
I termini remontada, triplete, in the box, danno enfasi alle mie considerazioni, in virtù di un’esaltazione che l’italiano generico medio continua a portare avanti nei confronti di idiomi che non corrispondano al suo. Ma perché? Forse è vero che nel nostro Paese siamo sempre stati abituati a subire il “fascino” del diverso, dell’esotico o di qualcosa che esulasse dalla nostra identità nazionale.
Assolo, doppietta...triplete
Forse fa più fighi dire che l’Inter ha vinto il triplete, anziché banalizzare il concetto con un modesto italianismo quale “tripletta”; probabilmente sarà frustrante dover dire che il Real Madrid non è riuscito nell’impresa della Rimonta, ma se asserisci che trattasi di Remontada, beh le cose cambiano e magari l’impatto mediatico ed emozionale risulta più affascinante.
Io di affascinante non vedo nulla nel sapere che la Patria di Dante, Petrarca, Foscolo e Leopardi debba annichilirsi dietro ipocriti gesti di esterofilia, che non fanno altro che depauperare la nostra identità e la nostra storia.
Ho vissuto tanti anni in Spagna (già, la Patria del Triplete…), e posso assicurarvi che il popolo spagnolo evita qualsivoglia uso di termini stranieri: pensate che se a Madrid voglio acquistare il celebre panino “hot dog”, dovrò chiedere un perrito caliente (traduzione letterale di cane caldo), così come se devo comprare un computer dovrò chiedere un ordenador.
Forse il mio essere così retrogrado non mi consente stare al passo coi tempi, ma ho amato troppo Manzoni per permettermi tali scempi.

HANNOVER. INIZIATIVA CONSOLATO: LINGUA ITALIANA NELLE CITTÀ ANSEATICHE

HANNOVER - Il Consolato italiano di Hannover ha risposto alle richieste delle collettività italiane di Amburgo, Lubecca, Brema e Bremerhaven per un rilancio dell’insegnamento della lingua italiana nelle scuole locali.

Il Console Generale d’Italia, Gianpaolo Ceprini si è riunito con il Dirigente scolastico, Piscopo, e Tony Mazzaro, direttore dell’ente gestore IAL Germania e con il Preside del liceo Kloster di Amburgo, Ruben Herzberg per consolidare il rilancio dell’insegnamento della lingua italiana nelle scuole della città.

L’incontro, tenutosi presso il liceo Kloster, ha voluto verificare i successi sin qui registrati nell’ambito del rafforzamento della lingua italiana all’estero e a valutare i passi da intraprendere, proprio in considerazione della crescente richiesta da parte degli studenti e delle famiglie qui residenti.

Presso il liceo, informa una nota del Consolato generale, è attivo un corso di lingua e cultura italiana inserito a livello curricolare come terza lingua, con un corso obbligatorio di tre anni a partire dalla ottava classe.

L’iniziativa, nata grazie alla collaborazione tra il liceo ed il Consolato generale, sta riscuotendo successo presso le famiglie italiane, oriunde e tedesche. Visto il buon livello di competenza della lingua italiana, si è proposto al rettore di istituire un polo di certificazione linguistica presso il liceo Kloster, che sia aperto anche agli studenti di altre scuole di Amburgo.

Per tale certificazione della lingua italiana come lingua straniera (CILS), il Consolato generale veicolerà un accordo tra il liceo e l’Università per stranieri di Siena.

Da parte del rettore, è stata avanzata anche la richiesta di poter realizzare uno scambio culturale con scuole italiane. Al riguardo, sia il dirigente scolastico che il direttore dello IAL hanno avanzato proposte concrete di istituti scolastici italiani interessati allo scambio con una scuola tedesca.

L’iniziativa presso il liceo Kloster rappresenta un’importante inversione di tendenza del riconoscimento della lingua italiana al pari delle altre lingue straniere, quali inglese, francese, spagnolo e latino, una lingua che si sta ormai consolidando sul territorio tedesco, aprendo un orizzonte essenziale al rilancio della lingua italiana con prospettive interessanti anche sul fronte universitario.

Non meno importante per il Consolato è la richiesta della collettività italiana per i corsi di lingua e cultura italiana. Pur essendo ancora queste attività a margine della scuola tedesca, la Collettività italiana chiede che esse non solo si tengano, ma che entrino a far parte del curricolo di studi delle scuole locali tedesche. Richiesta che comporta, a sua volta, l’impegno da parte delle scuole locali di inserire la lingua italiana come terza lingua straniera di studio.

L’impegno dell’autorità consolare e dell’Istituto IAL CISL sarà quindi quello di riservare a questi corsi una particolare attenzione e di valorizzarli attraverso esami di certificazione linguistica che migliorino la spendibilità in un futuro mercato del lavoro.