Da qualche tempo gira sulla rete questa immagine, niente affatto nuova, ma recenteente tornata alla ribalta. La cosa mi stimola una piccola presa di posizione.
D'altronde, non è la prima volta che ne parlo, ma l'avevo fatto in relazione con gli anglicismi (cfr. articolo); e poi, si dice, repetitia juvant.
Per quanto riguarda la sterile battuta sul "tempo che risparmiate", rimando a questo articolo, in cui ne parlo più specificatamente: (clicca qui).
So che provocherò una grossa polemica, ma io ho un'opinione controcorrente sul -k- al posto di -ch-. A parte il fatto che non vedo niente di male nell'uso di abbreviazioni e segni diacritici - usatissimi sin da quando esiste la scrittura - a patto che si sia coscienti che di abbreviazioni si tratta; io ritengo (ma non è un'opinione quanto un dato linguistico chiaro) che la -k- sia addirittura migliore del nesso ch. Per vari motivi.
1: Oggi usiamo due lettere per rappresentare un solo suono; altrimenti detto, quella -h- serve solo a indicare che la C ha un suono gutturale (k) e non fricativo (c), e questa è la sua unica giustificazione. è un segno diacritico, che potrebbe essere sostituito, per dire, da un puntino sopra la c, senza che nulla cambi. Idem per la -i- in parole come "CIAuscolo": serve solo a indicare il suono della -c-. (stesso discorso per la G: già vs. gatto; ghetto vs. getto ecc.)
2: Nell'altro senso: oggi usiamo un solo grafema (la -c-) per rappresentare due suoni ben distinti: la c e la k. E idem per la -G-
3: L'italiano è una lingua con un sistema grafico molto fedele all'orale, rispetto ad altre lingue (come l'inglese e il francese). Ma il fatto che lo scritto sia lo specchio dell'orale è un banale errore, un'illusione. Il -k- al posto del nesso -ch-, però, va proprio in questa direzione: rende lo scritto decisamente più vicino all'orale. A una lettera corrisponde un suono e uno solo. Non a caso "che", in alfabeto fonetico interazionale (IPA), si trascrive appunto /ke/.
Queste alcune, non tutte, delle giustificazioni in favore di "ke".
Le motivazioni di condanna, invece, sono sul registro del: "è brutto", "è da ignoranti", "è sbagliato (!!)" ecc.
Insomma, se lo consideriamo in maniera più seria e profonda (non oso dire "scientifica"), senza farci prendere da narcisistiche condanne dei "Gggiovani" e dei "bimbominkia", mi pare che il -k- sia del tutto giustificabile, e anzi, persino più esatto dell'uso odierno.
E ora, vai con la polemica!
Ant.Mar.
Non hai tutti i torti. Per quanto però tu possa avere ragione è e resta ufficialmente sbagliato. Nel senso che la parola chiesa è chiesa, non kiesa. Nel momento in cui verrà sdoganato non ci sono problemi. Ma non è la "k" il problema. La "k" rappresenta tutta una serie di abbreviazioni (C6, xke, e via dicendo) che rendono a volte illeggibili e fastidiosi i testi.
RispondiEliminaPerò, ribadisco, non hai affatto tutti i torti sulla "K". Renderebbe la lingua italiana ancora più vicina alla fonetica, cosa che come tu sottolinei è già. Mi sembra che i tedeschi usino simboli particolari per cambiare la pronuncia delle parole, noi invece no, usiamo una composizione di lettere. Il problema è che l'introduzione di questo sistema di rappresentazione del suono prevede l'ufficializzazione della regola fonetica. E fino a che questa regola non c'è, resta un errore.
Kiaramente; non si può che essere d'accordo. In effetti la lingua è il regno della convenzione (qualcuno disse "arbitrarietà"), e non seguirla è da stupidi o da pazzi, ne va dell'intercomprension. La mia è chiaramente una provocazione per rispondere alla tendenza (che scade spesso nello snob) di molti a considerare la lingua in maniera strettamente prescrittiva.
Eliminanon è solo un fatto di tempo, ma è un'usanza che mi è nata, personalmente, dall'avere un numero limitato di caratteri con l'sms.
RispondiEliminaI liiti di spazio negli SMS sono una delle principali cause per cui questi usi si sono diffusi, ne parliamo più a fondo in quest'altro articolo. http://insuafavella.blogspot.fr/2013/01/sms-storia-caratteristiche-e-problemi.html
EliminaOggi i limiti di spazio continuano su Twitter, ma già all'epoca dei manoscritti - visto il costo della carta - era bene non sprecare troppo spazio. Un altro elemento importante è il tempo, che oggi si è fatto decisamente molto pressante. Le abbreviazioni permettono di risparmiarne; ma il tempo di esecuzione rappresentava un problema già per i copisti medievali. Se ti interessa, trovi tutto nell'articolo già segnalato.