martedì 7 gennaio 2014

SUL FAMIGERATO "KE" AL POSTO DI "CHE"

Da qualche tempo gira sulla rete questa immagine, niente affatto nuova, ma recenteente tornata alla ribalta. La cosa mi stimola una piccola presa di posizione.

D'altronde, non è la prima volta che ne parlo, ma l'avevo fatto in relazione con gli anglicismi (cfr. articolo); e poi, si dice, repetitia juvant

Per quanto riguarda la sterile battuta sul "tempo che risparmiate", rimando a questo articolo, in cui ne parlo più specificatamente: (clicca qui).

So che provocherò una grossa polemica, ma io ho un'opinione controcorrente sul -k- al posto di -ch-. A parte il fatto che non vedo niente di male nell'uso di abbreviazioni e segni diacritici - usatissimi sin da quando esiste la scrittura - a patto che si sia coscienti che di abbreviazioni si tratta; io ritengo (ma non è un'opinione quanto un dato linguistico chiaro) che la -k- sia addirittura migliore del nesso ch. Per vari motivi.

1: Oggi usiamo due lettere per rappresentare un solo suono; altrimenti detto, quella -h- serve solo a indicare che la C ha un suono gutturale (k) e non fricativo (c), e questa è la sua unica giustificazione. è un segno diacritico, che potrebbe essere sostituito, per dire, da un puntino sopra la c, senza che nulla cambi. Idem per la -i- in parole come "CIAuscolo": serve solo a indicare il suono della -c-. (stesso discorso per la G: già vs. gatto; ghetto vs. getto ecc.)
2: Nell'altro senso: oggi usiamo un solo grafema (la -c-) per rappresentare due suoni ben distinti: la c e la k. E idem per la -G-
3: L'italiano è una lingua con un sistema grafico molto fedele all'orale, rispetto ad altre lingue (come l'inglese e il francese). Ma il fatto che lo scritto sia lo specchio dell'orale è un banale errore, un'illusione. Il -k- al posto del nesso -ch-, però, va proprio in questa direzione: rende lo scritto decisamente più vicino all'orale. A una lettera corrisponde un suono e uno solo. Non a caso "che", in alfabeto fonetico interazionale (IPA), si trascrive appunto /ke/.
Queste alcune, non tutte, delle giustificazioni in favore di "ke". 

Le motivazioni di condanna, invece, sono sul registro del: "è brutto", "è da ignoranti", "è sbagliato (!!)" ecc.
Insomma, se lo consideriamo in maniera più seria e profonda (non oso dire "scientifica"), senza farci prendere da narcisistiche condanne dei "Gggiovani" e dei "bimbominkia", mi pare che il -k- sia del tutto giustificabile, e anzi, persino più esatto dell'uso odierno. 

E ora, vai con la polemica!

Ant.Mar.

4 commenti:

  1. Non hai tutti i torti. Per quanto però tu possa avere ragione è e resta ufficialmente sbagliato. Nel senso che la parola chiesa è chiesa, non kiesa. Nel momento in cui verrà sdoganato non ci sono problemi. Ma non è la "k" il problema. La "k" rappresenta tutta una serie di abbreviazioni (C6, xke, e via dicendo) che rendono a volte illeggibili e fastidiosi i testi.

    Però, ribadisco, non hai affatto tutti i torti sulla "K". Renderebbe la lingua italiana ancora più vicina alla fonetica, cosa che come tu sottolinei è già. Mi sembra che i tedeschi usino simboli particolari per cambiare la pronuncia delle parole, noi invece no, usiamo una composizione di lettere. Il problema è che l'introduzione di questo sistema di rappresentazione del suono prevede l'ufficializzazione della regola fonetica. E fino a che questa regola non c'è, resta un errore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Kiaramente; non si può che essere d'accordo. In effetti la lingua è il regno della convenzione (qualcuno disse "arbitrarietà"), e non seguirla è da stupidi o da pazzi, ne va dell'intercomprension. La mia è chiaramente una provocazione per rispondere alla tendenza (che scade spesso nello snob) di molti a considerare la lingua in maniera strettamente prescrittiva.

      Elimina
  2. non è solo un fatto di tempo, ma è un'usanza che mi è nata, personalmente, dall'avere un numero limitato di caratteri con l'sms.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I liiti di spazio negli SMS sono una delle principali cause per cui questi usi si sono diffusi, ne parliamo più a fondo in quest'altro articolo. http://insuafavella.blogspot.fr/2013/01/sms-storia-caratteristiche-e-problemi.html

      Oggi i limiti di spazio continuano su Twitter, ma già all'epoca dei manoscritti - visto il costo della carta - era bene non sprecare troppo spazio. Un altro elemento importante è il tempo, che oggi si è fatto decisamente molto pressante. Le abbreviazioni permettono di risparmiarne; ma il tempo di esecuzione rappresentava un problema già per i copisti medievali. Se ti interessa, trovi tutto nell'articolo già segnalato.

      Elimina

ogni commento non costruttivo sarà eliminato.