In un modo o nell’altro, prima o poi, volevo ricominciare i
miei pensieri sulla Favella.
Ultimamente ci sono stati due scoop linguistici: “configlio”, proposto da Marazzini (quello della
Crusca) per sostituire lo “stepchild” della “stepchild adoption”. Marazzini, come me nel mio piccolo, è preoccupato dall'invasione di anglicismi dell'italiano contemporaneo, specie in politica.
Che uno si chiede, ma quando mai l’italiano medio potrà
accettare di buon grado una legislatura che non parla la sua lingua? Molta
gente crede che “stepchild adoption” invece che adozione del configlio voglia dire utero in affitto.
Dirlo in italiano sarebbe già qualcosa.
Il secondo, molto meno interessante, è “petaloso”, caso
dolce dolce, La Crusca risponde alla maestra che chiede una consulenza sulla
parola inventata da un bambino della sua classe. E La Crusca risponde, il web
si commuove (e la lira si impenna…).
Niente di interessante, neanche tanto originale come parola
inventata. Sui Sentieri della Lingua è stato già detto che la parola è
attestata già verso la metà del 1600.
E invece, parlo di un altro caso, che farà meno visite (notare
comunque che le paroline che fanno visite le ho scritte), ma tant’è.
Qualcuno, sulla pagina Facebook dell’ottimo programma
radiofonico La Lingua Batte (ascoltatelo!), chiede se il titolo di un articolo
su cui è capitato sia esatto. “Guardia del museo accusato di…”.
Ovviamente è sbagliato. Eppure.
Qualcuno fra i commenti fa ironicamente il legame con il
politicamente corretto. È sbagliato, dice, ma ormai, chi ci capisce più niente.
Andando avanti coi commenti, qualcuno dice, ah si, è
sbagliato, mi era venuto un dubbio.
Allora mi dico, un titolo come “Il sindaco XXX accusata di…”,
che non è improbabile pur esistendo, ormai, il femminile, non suonerebbe meno ‘sbagliato’
di “guardia accusato”?
Chiedo a chiunque mi legga di rispondere, indico
ufficialmente un sondaggio. Perché, se così fosse...
Cerco su internet, e trovo facilmente titoli giornalistici,ahimé, di sindaci accusatE e o liberE. E dirò la verità, il nesso sballato non mi dà
fastidio.
Questo ovviamente perché, quando si tratta di donne, un
certo discorso, che ha ottime ragioni e di cui tutti abbiamo sentito parlare,
impone una qualche attenzione. È bene rivendicare, nel caso delle donne, il
loro sesso. Moravia, è Moravia; La Merini, è La Merini.
In verità, per le stesse ragioni di cui sopra, in casi come
questo sarebbe cosa buona e giusta non mettere l’articolo. Merini. Suona
diverso? Se adesso suona più serio, più degno di rispetto, ecco, sei
maschilista. (il discorso magari è un po' diverso per i milanesi).
Ma la cosa è interessante. D’un tratto, “Guardia del museo
accusato di…” non suona tanto male… potrei abituarmici.
Allora, tra il
femminilizzare il sostantivo (sindaca, presidentessa, etc.), e la resistenza,
talvolta da parte delle stesse interessate (timorose probabilmente di non
essere prese sul serio), a questa spinta innovativa, la cosa potrebbe finire
sulle parole riferite al sostantivo. Cioè, potrebbero cominciare a riferirsi
alla persona reale, al contesto extralinguistico!, invece che al genere
grammaticale “interno”, per così dire.
Sarebbe molto, molto interessante come evoluzione, e non solo perché dà da riflettere su come la società, la vita politica di una comunità linguistica, possa influenza i cambiamenti della lingua; ma anche perché ... chissà che ne direbbe Wittgenstein.
Tra parantesi, una grammatica riferita al contesto extralinguistico, fa pensare a lingue primitive, un po' da tribù. Come il latino arcaico, col duale... Ma qui si passa più alla suggestione poetica che alla riflessione linguistica.
Il processo, comunque, se esiste, comincia dal femminile, per cause politico-sociali,
e la lingua evolve per strade impreviste, incontrollabile.
E allora, il presidente è bella, l’infermiera è stupido.
Anche in questo caso, peraltro, il femminile suona meno
sbagliato e strano del maschile. O no?
Ant.Mar.
Nessun commento:
Posta un commento
ogni commento non costruttivo sarà eliminato.